L’entrata nel conflitto mondiale segna l’inizio di importanti trasformazioni nella vita quotidiana dei fiorentini. Il razionamento dei beni alimentari si fa sempre più rigido, affiancato dalla rapida crescita del mercato nero.
Mentre migliaia di cittadini partono per i vari fronti di guerra, l’intera popolazione è chiamata a mobilitarsi per sostenere lo sforzo bellico, anche attraverso periodiche raccolte di metalli o di vettovaglie destinate ai soldati.
Gli stessi spazi pubblici si trasformano, in seguito all’allestimento di rifugi, alle misure di protezione antiaerea sui monumenti o alla creazione degli “orti di guerra” nei giardini e nelle piazze cittadine. Firenze diventa sede di numerose manifestazioni politico-culturali volte a celebrare l’alleanza con Berlino e gli altri paesi dell’Asse.
Dopo l’8 settembre 1943 le forze d’occupazione nazista e la Repubblica sociale italiana tentano di attuare uno stretto controllo del territorio, mentre iniziano i bombardamenti e le condizioni di vita della popolazione si fanno sempre più difficili.
Il capoluogo si caratterizza per la concentrazione di apparati tedeschi e repubblichini, circostanza che contribuisce a spiegare l’intensità della persecuzione antiebraica, nonché più in generale l’efficacia delle misure repressive (ad esempio in seguito agli scioperi del marzo 1944).
Solidarietà e resistenza danno vita alla città della Liberazione: Firenze, sede del Comitato Toscano di liberazione nazionale, si distingue per la pluralità e la ricchezza delle reti partigiane e antifasciste, che si oppongono alle azioni degli occupanti e degli uomini della RSI nei confronti di civili inermi, ebrei, renitenti alla leva.
Da metà luglio a metà settembre 1944 la provincia di Firenze è teatro di intensi combattimenti: la ritirata dell’esercito tedesco ha come effetto notevoli distruzioni ed è accompagnata da diffuse violenze e spoliazioni.
I partigiani sono protagonisti della battaglia per la liberazione del capoluogo, sostenendo per circa un mese lo scontro coi tedeschi e i “franchi tiratori”.
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