Prima pagina de “La Nazione”, 11 giugno 1940

Il 10 giugno 1940 l’Italia entra nel conflitto mondiale a fianco della Germania. Il discorso con cui Mussolini annuncia la guerra risuona nelle piazze delle città italiane. Anche a Firenze i cittadini manifestano pubblicamente il sostegno al regime.

Dal diario di Piero Calamandrei, 14 giugno 1940:

14 giugno (Firenze)
Della dichiarazione di guerra, appresa al Poveromo, ricordo sopra tutto due momenti: il discorso di M[ussolini] secco freddo cinico pedestre, scandito senza impeto come recitato, senza un tremito di commozione, senza un sussulto di responsabilità. E due ore dopo, il discorso di Reynaud, che annunciava l'entrata in guerra dell'Italia con parole così umane, fiere e misurate che io, lì nella sala davanti alla radio mi sono messo (Ada era andata al Forte) a piangere disperatamente. Come potrà d'ora innanzi un italiano guardare in faccia un francese? Poi un senso quasi di calma, come quando, dopo un'agonia lungamente vegliata, alla fine sopravviene la morte. Ora comincia la guerra, peggio di questo nulla potrà accadere: né mai più vergogna di così. [...] E poi stato di guerra a Firenze: intontimento, desolazione generale. Il buio assoluto la notte: venditori di carta azzurra, di ventoline azzurre per le lampadine. Vendita di pilette tascabili. Un senso di novità, scherzi goffi sul buio, sulle possibilità erotiche che esso offre: scherzi sulle pene di chi commette violenza carnale profittando dello stato di guerra (pena di morte, attenti ragazzi). Avvilimento generale: porca Toscana. La cartolina di richiamo che ho trovato allo Studio mi pone come termine di presentazione il 12: poi dovrei raggiungere il Corpo d'Armata che è, dicono, verso Asti. Mi dice Ciro che è un Corpo d'Armata di manovra: andrà dove ci sarà bisogno: in Francia, in Germania... Proprio questa sorte dovrebbe essere riservata a me?